L’ultimo uomo sulla terra (1964)

L’ultimo uomo sulla terra, girato in una Roma desolata e sepolcrale, è un’opera in cui l’aspetto psicologico prevale, recisamente, sull’azione. Da qui il dramma della turpe solitudine, del tenersi in vita ed arrivare a completare l’ennesimo “giro”, fino a che…Un doveroso plauso, infine, alla strabiliante prova di Vincent Price. Visione altamente raccomandata.

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All’amore e alla luce

Tutto brilla, tutto è gaudente e il guardo nostro rifulge nell’aurora. Amorevolmente candide, sempre smaniose di baci ed abbracci, anche tra rovi impertinenti e casolari diroccati. Sempiternamente, sapremo trovare la nostra via, quindi tutto sarà lieto ed ogni cosa diverrà una melodia intangibile, ma esistente. Le iridi affisseranno nuove albe e i pensieri diverranno, per incanto, leggiadri, poiché il mattino ci sorriderà teneramente. Ogni malinconica rimembranza rigetteremo e nell’aria tepida e corruscante, diverremo un riflesso dell’infinito. Esauste, ma felici, ci riposeremo tra le fronde, sorridendo all’amore e alla luce.

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Camper killer (2018)

L’inizio m’ha fatto pensare a Christine – La macchina infernale, in versione camper, ovviamente con una distanza d’anni luce dal capolavoro di Carpenter. Cammin facendo, le cose prenderanno una piega diversa ed entrerà in ballo dell’altro. La pellicola, nonostante numerosi inciampi, riesce ad infastidire, angosciare, discretamente, grazie anche all’ambientazione desertica e al sinistro camper. Sufficienza risicata.

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L’esperimento del dottor K. (1958)

L’esperimento del dottor K. è un autentico capolavoro, con richiami kafkiani ed almeno due o tre scene, assolutamente geniali. Il film scorre alla grande e lo stile anni cinquanta gli dona un fascino ulteriore; l’eleganza della casa, il ridente giardino, nonché la finezza dei tanti particolari, uniti alla travagliata bellezza della moglie Hélène, fanno da perfetto contraltare alla vicenda centrale, assai cupa ed inquietante.

P.s. Il remake, diretto da Cronenberg? Ottimo, certo, ma questo è l’originale, in tutto e per tutto…

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Turistas (2006)

Non rappresenta lo stato dell’arte del genere, però intrattiene discretamente; l’inizio non è entusiasmante, ma la seconda parte convince pienamente, grazie alle sapienti riprese, il contesto inquietante, aggravato dalle paure dei protagonisti e l’ottimo ritmo. Sufficienza piena.

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Il giardino delle vergini suicide (1999)

Cinque sorelle, affascinanti, intelligenti e sensibili, incredibilmente legate tra di loro, sono soffocate da una madre autoritaria, ottusa e da un padre anodino, chiuso in un mondo tutto suo. La morte della sorella minore, darà il via a una serie di eventi che porteranno le sorelle a…L’eccellente esordio di Sofia Coppola, tratto da una storia vera, colpisce con vigore, lasciandoci in preda a un profluvio d’emozioni, dalle tinte inesorabilmente fosche. Amaramente eccelso.

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May (2002)

May, interpretata da una strepitosa Angela Bettis, è affetta, sin dall’infanzia, da un problema fisico, con tutte le drammatiche conseguenze del caso. Le sue qualità sono innumerevoli, ma nessuno le ha mai riconosciute, apprezzate. Il risultato di tutto ciò? Una donna fragile, corrosa dalla solitudine, affamata d’amore, il cui unico appiglio è una bambola…May è una pellicola apparentemente paradossale e disturbante, ma il fulcro, in verità, è il terribile isolamento della protagonista, tutto il disamore patito. In definitiva, più dolente che cruento.

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L’oro del suo verbo

Sonno profondo, buio nel buio, incoscienza…Un’immensa piazza adornata da un marmoreo tempio una luce astrale l’illumina in maniera fantasmagorica è un fulgore vivissimo ultraterreno celestiale la piazza per effetto di siffatta luce è imbevuta d’un biancore abbacinante trepidante albore che sa d’eternità sono seduta su una scalinata ed accanto a me v’è una ragazza misteriosa non riconosco il suo etereo viso eppure ella si rivolge a me con indicibile amorevolezza come se mi conoscesse da sempre i suoi capelli sono tinti d’un biondo ambrato reso ancor più chiaro dal lucore che ci pervade il suo discorso è incentrato sulla maestà dell’amore ed è adornato dall’immacolato timbro della sua voce dialoghiamo soavemente ed io sento nascere entro di me una mitezza ineffabile la sua grazia è immensa e rifulge assieme all’oro del verbo suo improvvisamente levo lo sguardo al cielo e m’accorgo che non v’è alcun astro nella volta sgomenta abbasso gli occhi incastonandoli nei suoi roventi d’inesprimibile ardore tutta la luce in verità promana da lei solamente da lei…Risveglio, dolcezza, serenità.

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Saint Maud (2019)

L’inizio della pellicola ci pone dinanzi a una giovane terribilmente sola, senza occupazione, il cui unico appiglio è la fede in Dio. Dopo di che, una nuova occasione di lavoro: assistere Amanda, ex ballerina, gravemente malata. Amanda è tutto il contrario di Maud, poiché desidera trascorrere il poco tempo che le rimane nel piacere. Nonostante tanta differenza, tra di loro scatterà qualcosa di profondo, ma purtroppo i diversi intenti…Il prosieguo ve lo risparmio, ovviamente. Saint Maud, narra una caduta inarrestabile, visionaria e struggente, che ci lascerà senza parole.

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Cinema e scrittura creativa