Prequel della leggendaria pellicola del 1982; questa Cosa, immersa in un’atmosfera raggelante, è in grado di dispensare parecchi brividi, risultando, nel complesso, un ottimo prodotto. Certo, mancano i colpi da maestro di Carpenter, ma il risultato complessivo è più che egregio. Sotto zero? No, più sette…
Alcune collegiali, tra di loro diverse, raggiungono le pendici della collina di Hanging Rock. Tre di loro, purtroppo, scompariranno in modo misterioso…Da una parte, indubitabilmente, avremo la purezza delle fanciulle scomparse e dall’altra, la bieca figura dell’istitutrice. Sarà quest’ultima, la chiave di lettura del film? Sfortunatamente, non lo sapremo con certezza. Un capolavoro assoluto, diretto da Peter Weir, in grado di colpire il cuore e l’intelletto con forza.
The Blair witch project è il capostipite del genere found footage. Nessuna scena cruenta, ma solo il crescente turbinio di emozioni dei tre protagonisti. Grazie anche all’atmosfera del bosco, fortemente inquietante, al sonoro e al buon ritmo, Blair witch coinvolge ed ingenera un’angoscia incalzante. A dispetto di alcuni giudizi negativi, la pellicola funziona alla grande. Consigliato, senza remore.
Innegabili i riferimenti a celeberrime opere del genere, ma Superdeep riesce ad andare oltre, forgiando, in tal modo, una sua solida identità; la struttura, emana un’atmosfera cupa, visionaria, ben supportata dalla trama, dall’intensa prestazione della protagonista e da una suspense ben dosata. Dopo Sputnik, un’altra pellicola fantascientifica russa, degna di nota…Avanti così…
Liam Neeson è l’indiscusso protagonista di una pellicola avventurosa, nonché drammatica e profonda. Non solo tensione, suspense, quindi, ma anche istanti dolenti, in grado di farci riflettere intensamente.
Cupo, angosciante, in grado di disorientare e togliere il respiro…Un inizio come tanti e poi la discesa nella tenebra, in grado di scatenare violente emozioni, una rabbia irrefrenabile. Coming home in the dark, possiede la struttura di un incubo e non lascia scampo. Gemma nera, opprimente e caustica.
Il maestro John Carpenter confeziona un film memorabile. Solo un’avvincente storia? No, molto di più, un’efficacissima allegoria dell’odierna società capitalista.
“Essi vivono e ci renderanno schiavi finché non li scopriremo”.
La storia della famosa filosofa tedesca, autrice de La banalità del male, opera imprescindibile per capire, a fondo, le ragioni degli orrori della Germania Nazista. Prestigiose le sue frequentazioni: allieva di Martin Heidegger, dal quale s’allontanò, Karl Jasper e Walter Benjamin. Film profondo, ma senza pesantezza.
Francesca Archibugi confeziona un’opera intensa, appassionata, dalle molteplici tematiche sottese, seppur non esente da sbavature. Vivere, ci mostrerà le tante magagne di questa società, ma anche quel poco di buono che ancora esiste e resiste. Non impeccabile, ma più che sufficiente.
Menù: storia avvincente, in grado di salire, senza soluzione di continuità, sino al finale; ambientazione di grande impatto, nonostante gli esigui mezzi a disposizione; ottima resa della psiche dei protagonisti; tanta azione, nonché innumerevoli sorprese. Incubi spaziali.